24/11/08

Ubu Re



Ubu re (in francese, Ubu roi) è un'opera teatrale di Alfred Jarry, appartenente al ciclo di Ubu di cui costituisce la prima parte, pubblicata il 25 aprile 1896 in "Le livre d'Art" (rivista diretta da Paul Fort) e rappresentata per la prima volta il 10 dicembre 1896.
Quest'opera è considerata come precorritrice del movimento surrealista e del teatro dell'assurdo. Jarry vi mescola provocazione, assurdo, farsa, parodia e umorismo grasso e sbracato.
Trama
La pièce segue le avventure di Padre Ubu, «capitano dei dragoni, officiale di fiducia di re Venceslao, decorato con l'ordine dell'aquila rossa di Polonia, ex re d'Aragona, conte di Sandomir», e della Madre Ubu. Il Padre Ubu uccide il re Venceslao e s'impadronisce così del trono; poi uccide i nobili e tutti coloro che l'avevano appoggiato. Ma il Padre Ubu deve diffidare del figlio di Venceslao, il principe Bougrelao, che inavvertitamente ha risparmiato e che spera di riconquistare il trono di suo padre.

I luoghi
La Polonia citata da Jarry è un paese leggendario, mitico ma, allo stesso tempo, ha delle caratteristiche che ricordano la Polonia reale. I principali luoghi in cui è ambientato il dramma sono:
• La Spagna (Aragona, Castiglia)
• La Francia (Parigi, Mondragon)
• La Danimarca (Elsinore)
• La Germania ai tempi del Sacro Romano Impero
Ci sono più di 24 scene, tra le quali:
• Il palazzo reale
• Il campo di battaglia
• La cripta
• Due grotte
• La nave (al termine della pièce)
• La casa di Ubu
• La foresta
Personaggi
Nella galleria di personaggi della pièce, si riscontrano diverse particolarità: molti di loro non appaiono che per brevi istanti all'interno di una scena, senza più ricomparirvi.
Non tutti sono frutto di fantasia: alcuni, infatti, sono personaggi storici realmente esistiti, come il Re Venceslao o l'Imperatore Alexis, Stanislao Leczinski, Michel Fédérovitch e Jean Sobieski.
L'armata russa e l'armata polacca, composte da diverse persone, sono indicati nel dramma originali come un personaggio unico (tutta l'armata russa e tutta l'armata polacca). La macchina decervellatrice, poi, è accreditata come personaggio pur non essendo interpretata da nessun attore.
Prima rappresentazione
Prima del debutto dell'opera, avvenuto il 10 dicembre 1896 al Théâtre de l'Œuvre di Parigi, Jarry lesse un discorso introduttivo con voce fioca, in modo che fosse quasi impercettibile all'orecchio degli spettatori. Nel discorso annunciò che l'azione si svolgeva «in Polonia, cioè da nessuna parte». Il pubblico si scaldò, e reagì vivacemente fino dal «Merdre !» iniziale : la commedia destò uno scandalo.
Anche durante la replica il pubblico reagì, sebbene composto da amici di Jarry: tutto si svolse tranquillamente fino al terzo atto, nel quale un attore faceva la parte della porta della prigione tendendo le braccia; Padre Ubu girò un dito nella mano per aprire la "porta", e questa ruotò di novanta gradi cigolando...
Note sulla commedia
Numerosi riferimenti al Macbeth di Shakespeare sono presenti nella commedia, che inizia con un gioco di parole sul nome dell'autore inglese. Il padre Ubu usa molte espressioni inventate da Jarry, come il famoso neologismo «Merdre».
Jarry si è ispirato al suo professore di fisica al liceo, monsieur Hébert, che rappresentava per i suoi studenti l'incarnazione del grottesco; lo avevano soprannominato "il padre Hébert", e molte farse scritte dai liceali raccontavano le avventure di P.H., diminutivo abbastanza gentile se confrontato con le declinazioni che si facevano del suo nome: Ebé, Eb, Ebon, Ebance, Ebouille, etc. Gli studenti erano particolarmente affascinati dalla passione che l'insegnante aveva per l'andouille, un tipo di salame. Tutti i doppi sensi semantici diventavano possibili.
Tornando alle origini: Charles, il maggiore dei fratelli Morin, aveva scritto un giorno un episodio che narrava le disavventure di P.H. in Polonia, della quale diventava re. Da questo, più tardi, sarà tratto I polacchi: «I polacchi. Dramma in cinque atti dei Sigg. Charles e Henri M(orin), autori della Bastringa, de La Presa d’Ismaele e di molte altre opere sul P.H.».
Quando Jarry conobbe questo libricino scritto qualche tempo prima, lo trasformò in commedia e lo mise quindi in scena nel granaio dei Morin, nel dicembre 1888 e nel gennaio 1889, quindi nel 1890 nell'appartamento dove viveva con la madre e la sorella. La commedia è interpretata dalle marionette del Théâtre des Phynances; Jarry preparò in seguito la scena per un teatro d'ombre in cui Henri Morin interpretava il ruolo di P.H., sempre re dei polacchi. La satira s’intitolava sempre I polacchi, ed è la versione più vicina alla prima commedia del ciclo di Ubu.
Arrivato a Parigi nel 1891, Jarry affittò un locale che utilizzava come laboratorio, chiamato «Calvario del trucidato». Coi suoi nuovi compagni di studi ed amici, organizzò diverse rappresentazioni dalle quali rinacque il ciclo di Ubu, che subì molti ritocchi prima di arrivare alla sua forma definitiva. A questo punto il padre Hebert diventò padre Ubu.
Quando Jarry vinse il concorso di prosa del giornale L’Echo de Paris littéraire illustré fece conoscenza con Marcel Schwob al quale si legò d'amicizia e di stima. Grazie alla sua crescente popolarità, incontrò e fece amicizia con Alfred Valette, direttore del Mercure de France, e di sua moglie Rachilde. Nel 1894 Jarry mise in scena a casa loro, per gli amici, una versione di Ubu Re che fu molto apprezzata.
Verso la fine della vita, Jarry cominciò ad assomigliare sempre più al suo personaggio: si mise a parlare come lui, e firmava tutte le sue lettere col nome di Ubu.

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